Musei Vaticani e Cappella Sistina

Il percorso dei Musei Vaticani ha inizio dal Cortile della Pigna così chiamato per la presenza di una grandiosa pigna di bronzo

    Musei Vaticani e Cappella Sistina

    Descrizione

    Il percorso dei Musei Vaticani ha inizio dal Cortile della Pigna così chiamato per la presenza di una grandiosa pigna di bronzo che in epoca romana componeva una fontana monumentale e che nel medioevo, prima di essere trasferita nel Vaticano, decorava il quadriportico d’ingresso alla Basilica di San Pietro distrutto in seguito alla riedificazione della basilica. Dal cortile della Pigna la visita guidata ai musei vaticani prosegue ed entra nel vivo, toccando il bellissimo Museo Pio Clementino dove è raccolta la collezione di arte classica e che comprende alcuni bellissimi ambienti dei palazzi vaticani. Nel gabinetto dell’Apoxyoumenos è esposta la più celebre copia in marmo di età romana del famoso bronzo di Lisippo, uno dei più straordinari artisti del mondo greco. La statua rappresenta un atleta nell’atto di detergersi il corpo con lo strigile in un gesto spontaneo e disinvolto che rivoluzionerà il modo di rappresentare la figura umana, liberandola da quell’impostazione eroica del passato e rappresentando l’uomo come appare nell’intimo di un suo gesto quotidiano. Dal Gabinetto si passa al Cortile Ottagono ideato appositamente dall’architetto di Giulio II Bramante per ospitare le numerose opere d’arte antica che tornavano alla luce proprio nel rinascimento; qui sarà possibile scoprire due delle più celebri ed importanti opere d’arte antica già ammirate dagli artisti del Rinascimento quali Il gruppo del Laocoonte e L’Apollo del Belvedere. La sensazionale scoperta del Laocoonte, avvenuta presso il Colosseo nel 1503, segna l’inizio della storia dei Musei Vaticani che verranno inaugurati da Giulio II nel 1506 con l’esposizione del gruppo del Laocoonte. La scultura già celebre nell’antichità da Pliniio il Vecchio rappresenta un episodio della guerra di Troia nel quale, Laocoonte, sacerdote troiano viene stritolato insieme ai figli da un serpente marino per essersi opposto all’ingresso del cavallo in città. L’opera diventerà ben presto un modello da imitare per gli artisti del rinascimento, tra i quali Michelangelo che rimarrà profondamente colpito dal dettaglio anatomico, dal dinamismo estremo e dalla carica espressiva dei volti. La statua di Apollo venne per lungo tempo considerata dagli storici dell’arte come il vertice raggiunto dall’arte antica. La grazia del movimento, la delicatezza dei lineamenti e bellezza del corpo hanno contribuito a rendere l’Apollo del Belvedere l’essenza stessa del bello ideale. Queste meravigliose opere di scultura che oggi si ammirano nei Musei vaticani costituiscono delle copie romane di altissima qualità desunte dagli originali greci in bronzo andati purtroppo perduti nel corso dei secoli. Dal cortile ottagono la nostra visita guidata ai Musei prosegue. Si attraversa la sala degli animali dove sono esposti quelle opere che riproducono animali e soggetti attinenti al tema della caccia e dei sacrifici religiosi e raggiungere la sala di Apollo.

    In questa sala si trovano la statua di Apollo con la lira circondato da sette muse inoltre sono esposti i busti di personaggi famosi del mondo greco. Ma l’opera più celebre della sala è il Torso del Belvedere. Mai un’opera così frammentaria ha suscitato tanto interesse e ammirazione nel passato tanto da influenzare diverse opere di Michelangelo. Se l’identificazione del personaggio resterà solo ipotetica, l’opera è un capolavoro assoluto di proporzioni, resa del dettaglio anatomico e naturalismo.

    Nella successiva Sala Rotonda trovano posto statue colossali di grande interesse quali divinità, imperatori, tra tutte spicca l’Ercole di Bronzo: è una delle rarità dei Musei Vaticani. Considerato quanto fosse raro e prezioso il bronzo nel medioevo, i capolavori antichi non venivano certo risparmiati dalla pratica di “riciclaggio”. L’ercole impostato secondo i modelli della statuaria classica venne sorprendentemente colpito da un fulmine e per questo occultato già in antico, un evento grazie al quale scampò al riciclaggio medievale.

    Nella successiva sala a croce greca sono esposti due enormi sarcofagi in porfido che ospitarono le spoglie di Elena e Costantina rispettivamente madre e figlia dell’imperatore Costantino. Si tratta di una rara prova di virtuosismo degli scalpellini antichi che riuscirono a modellare alla perfezione il durissimo porfido dando vita a rilievi alti ben 30 cm. con teorie di cavalieri romani sovrastanti prigionieri barbari per il sarcofago di Elena e vivaci scene di vendemmia con amorini per quello di Costantina. Da questo ambiente si sale alla Galleria dei Candelabri, la prima delle tre lunghe gallerie che fiancheggiano il cortile della Pigna e del Belvedere e che conducono all’antico Palazzo pontificio. Qui si ha una degna preparazione alla parte più bella della visita guidata ai Musei.

    Nella galleria dei Candelabri sono infatti esposte opere d’arte antica, statue, sarcofagi, complementi d’arredo, mosaici provenienti da ricche domus romane….

    Con la Galleria degli Arazzi si cambia pagina di storia, dall’arte classica si passa a quella del rinascimento. La galleria ospita infatti gli arazzi della scuola nuova di Raffaello tessuti nelle celebri manifatture delle Fiandre con scene tratte dal nuovo testamento desunte dai disegni realizzati dagli allievi di Raffaello al tempo di Clemente VII. Questi bellissimi arazzi venivano esposti durante le più importanti cerimonie liturgiche nella Cappella Sistina, un posto d’onore riservato anche alla serie ideata in precedenza da Raffaello stesso per Leone X ed oggi alla Pinacoteca vaticana, dove figurano le storie di San Pietro e di San Paolo.

    A seguire si accede alla spettacolare Galleria delle Carte geografiche il più vasto ciclo pittorico di figurazioni cartografiche del mondo, un vero e proprio atlante geografico dell’Italia del XVI secolo. Gli affreschi delle pareti eseguiti nel 1582 sotto la supervisione del cartografo Ignazio Danti, riproducono tutta l’Italia suddivisa in 30 mappe ognuna con la rappresentazione di una specifica entità territoriale o politica dalla Sicilia fino al Piemonte arricchita dalla presenza del particolare della città più importante e da scene che fanno riferimento a fatti storici importanti. Si scoprirà così l’aspetto urbanistico che avevano all’epoca le grandi città come Roma, Milano, Bologna ed i teatri bellici come quello della famosa battaglia di Canne o il passaggio di Cesare al Rubicone. La volta della Galleria è un mirabile esempio di pittura manierista eseguita dai pittori Muziano e Nebbia adottando lo stile a grottesche e figurando episodi della storia della chiesa ed eventi miracolosi che hanno avuto luogo nel territorio riprodotto nelle carte sottostanti.

    Terminate le gallerie superiori si accede all’appartamento di S. Pio V dove sono esposte opere realizzate nell’800 come la grandiosa tela del pittore polacco Jan Matejco che raffigura la vittoria del re Giovanni Sobieski riportata sui turchi alle porte di Vienna duecento anni prima. Da qui si passa nella sala dell’Immacolata interamente affrescata da Francesco Podesti in seguito alla proclamazione del dogma dell’Immacolata concezione di Maria avvenuta l’8 dicembre del 1854 da parte di Pio IX.

    La visita guidata si svolge ora all’interno degli appartamenti di papa Giulio II, meglio noti come stanze di Raffaello. In queste sale il giovane Raffaello si cimenta nella prima grande commissione artistica della sua vita con risultati così eccezionali da renderlo nel giro di pochi mesi il pittore di punta della corte pontificia.  La visita guidata delle stanze ha inizio con la Sala di Costantino, affrescata, nel 1523 a tre anni dalla morte del maestro, da Giulio Romano e Francesco Penni, gli allievi di punta della celebre scuola di Raffaello, che ereditarono la commessa dei lavori nell’appartamento papale. Ci troviamo nella sala di rappresentanza del pontefice e per questo gli affreschi mirano a celebrare la gloria della chiesa attraverso la figura dell’imperatore Costantino. Le quattro pareti raffigurano infatti altrettanti episodi della vita dell’imperatore segnati dalla fede nella nuova religione, in particolare nel dipinto con la battaglia di ponte Milvio, l’opera più esaltante della sala, l’imperatore viene rappresentato come paladino della fede cristiana contro il paganesimo incarnato dal rivale Massenzio.

    La successiva stanza di Eliodoro, era quella destinata alle udienze private del pontefice. Il programma iconografico è quindi ancora politico e mira a documentare, in diversi momenti storici dall’Antico Testamento all’epoca medioevale, la miracolosa protezione accordata da Dio alla Chiesa minacciata. I due affreschi della sala più significativi, la Liberazione di San Pietro e la Cacciata di Eliodoro dal tempio, dimostrano la ricerca sempre costante in Raffaello di soluzioni innovative e un’attenzione per le novità di successo in campo pittorico. Riprenderà infatti dagli specialisti fiamminghi e veneti gli effetti luministici creando forti contrasti dichiaro scuro caricando le scene di una forza drammatica.

    Nella stanza della Segnatura, la biblioteca del Papa, Raffaello compie i suoi esordi dipingendo i due affreschi che decreteranno la svolta artistica del pittore, la Disputa sul Sacramento dell’Eucarestia e la Scuola di Atene.

    Nella Disputa sul Sacramento Raffaello rappresenta in alto la chiesa trionfante con le figure di santi e personaggi biblici collocati ai lati della Trinità disposta lungo un asse verticale con la figura di Gesù fiancheggiata da Maria e S. Giovanni Battista.

    Nel registro inferiore Raffaello dipinge la chiesa militante, qui i protagonisti vengono coinvolti coralmente nella discussione che si anima intorno l’ostensorio posto al centro dello spazio pittorico con movenze e gesti che rendono estremamente dinamica la rappresentazione.

    Con la scuola di Atene Raffaello giunge al vertice della sua creazione dando vita al vero e proprio manifesto pittorico del Rinascimento. All’interno di una colossale prospettiva architettonica che abbraccia tutto lo spazio pittorico, ambienta una fantastica riunione delle più grandi menti del mondo classico, filosofi, scienziati, astronomi, geometri rappresentati con una varietà di pose e gesti e con un dinamismo mai visti prima. Nei personaggi è possibile riconoscere i volti dei contemporanei di Raffaello come Leonardo da Vinci e Bastiano da Sangallo nei panni dei grandi filosofi Platone ed Aristotele che costituiscono il fulcro della rappresentazione o l’architetto di corte Bramante nei panni del matematico Euclide. Raffaello non dimentica di omaggiare anche il suo rivale Michelangelo rappresentato nelle vesti di Eraclito e se stesso con il celebre autoritratto rivolto verso lo spettatore all’estremità destra dell’affresco.

    L’ultima stanza del percorso è quella dell’incendio di Borgo, affrescata sotto il pontificato di Leone X. Le quattro rappresentazioni eseguite prevalentemente dagli allievi di Raffaello riproducono altrettanti episodi del passato che hanno coinvolto i papi con i quali Leone X condivideva il nome, ovvero Leone III e Leone IV. L’originalità e l’inventiva di Raffaello si colgono perfettamente nell’affresco con la rappresentazione dell’incendio di Borgo dove l’episodio drammatico dell’847, che ha visto i saraceni saccheggiare san Pietro e incendiare il quartiere limitrofo, è riportato sulla parete come se fosse una scena per uno spettacolo teatrale articolata in un palcoscenico dove compare l’incendio e un fondale dove emerge la facciata della costantiniana Basilica di San Pietro e la loggia delle benedizioni da dove si affaccia Leone IV.

    Dalle stanze di Raffaello si scende nell’appartamento Borgia la dimora di Alessandro VI affrescata nel 1492 da un’altra importante personalità artistica del Rinascimento, Pinturicchio. La più nota di tutto l’appartamento è la sala dei Santi, dove meglio si nota l’impronta stilistica del maestro. L’affresco più interessante è quello che riproduce la Disputa di Santa Caterina d’Alessandria in cui sono presenti anche numerosi ritratti come quelli dei celebri figli del Papa, Cesare nei panni dell’imperatore e Lucrezia in quelli di Santa Caterina.

    Dopo aver attraversato gli ambienti al pian terreno dove sono esposte le opere della collezione d’arte religiosa moderna si raggiunge l’ultima tappa nonché il clou delle visite guidate ai Musei Vaticani: la Cappella Sistina. Da oltre 500 anni campeggiano qui i più importanti cicli pittori di tutti i tempi: dalle opere dei maestri della fine del ‘400, agli affreschi di Michelangelo che ricoprono la volta e la parete dell’altare. A questi potremmo aggiungere i celebri arazzi disegnati da Raffaello e dalla sua scuola che oggi trovano posto nella Pinacoteca Vaticana e nella galleria degli arazzi e che qui venivano sfoggiati nelle occasioni solenni. In poche parole in un unico luogo era concentrato tutto il meglio della pittura rinascimentale.

    Con Sisto IV nel 1471 nasce la Cappella Sistina voluta per essere la più sontuosa cappella della cristianità in cui risplendesse tutta la majestas papalis. Si servì a questo scopo del fior fiore degli artisti in circolazione in quel momento come Perugino, Botticelli, Ghirlandaio, Rosselli. Costoro lavorarono lungo le pareti realizzando le figure dei pontefici che precedettero Sisto IV e riquadri con gli episodi della vita di Gesù e di Mosè tra i quali spicca la consegna delle chiavi da parte di Gesù a San Pietro, capolavoro di grande bellezza ed equilibrio del Perugino e scena che riassume l’intero programma iconologico di tutta la sistina volto a giustificare il primato spirituale su cui si fondava l’autorità papale.

    Nel 1508 è la volta di Giulio II che incaricò Michelangelo di figurare l’intera volta della Cappella Sistina sostituendo il cielo stellato affrescato nel ‘400 dando vita alla più grandiosa opera pittorica di tutti i tempi. Gli affreschi che coprono una superficie di oltre 1000 mq. sono caratterizzati da un’energia ed intensità mai vista prima e dipinti con uno stile così innovativo da segnare un’intera epoca artistica.

    La volta venne ripartita da una architettura dipinta all’interno della quale Michelangelo raffigura, lungo l’asse centrale, le nove scene tratte dalla Genesi fiancheggiate dalle immagini delle Sibille e dei Profeti seduti su troni. Nelle lunette sopra le finestre e nelle vele triangolari dipinge le 40 generazioni che hanno preceduto la nascita di Gesù e sui pennacchi ai quattro angoli, episodi biblici con scene di punizioni come il serpente di bronzo, la crocifissione di Aman, Davide e Golia e Giuditta e Oloferne. Tra le scene della Genesi si trova la famosissima creazione di Adamo, considerata la più alta espressione della pittura rinascimentale. La bellezza di questa scena sta tutta nella resa perfetta del corpo di Adamo con il braccio che si solleva per incontrare l’indice della mano creatrice di Dio, un gesto destinato a diventare l’emblema stesso del Rinascimento. L’apporto di Michelangelo alla Cappella Sistina non finisce qui: nel 1536, inizia il Giudizio Universale per conto di Paolo III che riveste l’intera parete dietro l’altare, l’opera più discussa, inquietante ed “umana” del Rinascimento. Santi senza aureola, angeli senza ali e diavoli spaventosi ma dal corpo umano perfetto condividono, nella lotta disperata tra il bene e il male, il dramma della fine dell’umanità. Il motore della scena è Cristo che grazie alla forza scaturita dal suo gesto imperioso fa precipitare i dannati verso il basso e salire i beati verso l’alto dove santi e martiri affollano lo spazio intorno a Gesù. In basso è ambientata la resurrezione dei corpi ed i dannati traghettati da Caronte all’inferno rappresentato da grotte popolate da diavoli e illuminate dalle fiamme. Nel 1564 in seguito al concilio di Trento quest’opera meravigliosa venne colpita dalla censura ed è per questo che oggi vediamo tutte le nudità coperte dai veli detti un tempo “braghe” dipinti da Daniele da Volterra che per questo si guadagnò il soprannome poco glorioso di “braghettone”.

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